Fili di Memoria (Arte traccia di Sé)

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La Globalità dei Linguaggi (del vedere, sentire, gustare, odorare, muoversi, agire, tracciare…) consente ai bambini di maturare una coscienza di sé, che poggia metodologicamente sull’inscindibilità del corpo dalla mente e del gioco dal lavoro sia intellettuale che fisico; perciò l’esperienza corporea, manuale, sta alla base di qualunque apprendimento. Tale inscindibilità implica necessariamente l’approccio interdisciplinare nel vissuto corporeo espressivo globale dei bambini: qui il movimento, la voce, il tono muscolare, l’uso delle dita, delle braccia, del corpo nel fare favoriscono il rapporto con la realtà e, quindi “l’acquisizione del proprio schema corporeo”, “dell’orientamento spazio-temporale”, infine “della crescita della persona, attraverso le esperienze tangibili di realtà. Un punto fondamentale di questa metodologia è appunto l’osservazione dei comportamenti psico-senso-motori nella globalità espressiva. Questa globalità si può riscontrare panoramicamente mettendo vicine le tracce del bambino (movimento, tono muscolare, traccia grafica, traccia sonora…), traendone la sua peculiarità e i suoi bisogni, per elaborare un progetto pedagogico individuale.

Questa filosofia disciplinare è la base per l’attuazione operativa quotidiana di una pedagogia attiva, che secondo Dewey, deve orientarsi alla prassi educativa e didattica, puntando a sviluppare un approccio critico e consapevole al sapere, all’apprendimento, alle competenze. Approccio che prende corpo attraverso l’indagine tramite esperienza, dall’esperienza alla teoria, dal sapere al saper essere. Educator* e insegnanti sono i facilitatore del processo di scoperta, non colui che trasmette le conoscenze ma colui che si fa promotore di esperienze psicosensocorpore, per un’inscidibilità corporea che trasmette alla mente quello che vive il corpo; si opera a partire dai bisogni, per accompagnare nell’esperienza dell’apprendimento in chiave sperimentale, di ricerca, e di indagine.

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